Polinesia Francese, ia orana!

Polinesia Francese, ia orana!

Testi e foto di Davide Calabresi

18 aerei in 20 giorni, 10 aeroporti, più di 50 ore di volo, 7 isole e migliaia di foto!
Queste le cifre del mio viaggio in una delle zone più remote del pianeta. 

Allacciate le cinture, vi porto in Polinesia Francese!

La Polinesia Francese è una collettività d’oltremare della Francia situata in Oceania, composta da 118 isole che si estendono per una superficie di più di 4000 km quadrati. Per darvi un’idea della sua vastità, viaggiare da un’estremità all’altra è come andare da Lisbona a Stoccolma! La capitale è Pape’ete, che sorge nell’isola più grande, Tahiti.

Si suddivide in cinque macro regioni, ognuna con caratteristiche uniche. Io ho visitato tre di queste regioni, esplorando le meraviglie della natura e della cultura polinesiana.

Ma è tempo di partire! 

Parto la sera del 23 agosto da Linate, con A320 Air France per CDG. Notte nei pressi del famoso spotting point del Concorde, e la mattina seguente sveglia all’alba per un’oretta di foto prima dell’imbarco. Gran botta di fortuna: il ‘’mio’ 789 Air Tahiti Nui passa per il raccordo giusto, missione compiuta! Posso imbarcarmi contento.

Non appena salgo sul “Dreamliner Tahitien” è come se mi trovassi già la: musica polinesiana, profumo di vaniglia, quadri di Gauguin sulle pareti, e hostess che ti offrono il Tiarè, il fiore tipico della Polinesia (nonché lo troviamo anche nel logo della Compagnia).   

Il volo TN7 per Pape’ete (PPT) è puntualissimo, dopo circa 10 ore di volo atterriamo a LAX per uno scalo tecnico di 3 ore, tempo di sbrigare le pratiche doganali e fotografare tutto ciò che rullava davanti alle vetrate del mio gate (ho scattato 50 aerei diversi in 60 minuti, Myrtle Avenue a confronto sembra il parchetto di Ferno), e sono già di nuovo a bordo. Dopo 6 ore di volo atterriamo alle 21 (fuso orario rispetto all’Italia: -12 ore) all’aeroporto internazionale di Pape’ete Faa’a, sotto un diluvio universale.

Veniamo accolti da canti tipici e dalle famose collane di fiori. ‘Ia orana’ (‘benvenuto’ in polinesiano) ovunque, ma ora voglio solo un letto.

5 ore di sonno e sono di nuovo al terminal per volare verso le isole Marchesi, “solo” 4 ore di volo da PPT. È uno dei luoghi piu selvaggi e remoti che abbia mai visto, solo per questo la mia vacanza polinesiana è stata ripagata.

L’arcipelago delle Marchesi è formato da 15 isole, io ne visito tre: Nuku Hiva, Hiva Oa e Tahuata. 

Nuku Hiva è caratterizzata da vallate rigogliose, picchi aguzzi e cascate altissime. Hiva Oa è piu arida e scogliosa, famosa per aver ospitato Paul Gauguin e Jacques Brel, qui l’impressionista ha dipinto tutti i suoi più celebri capolavori ed ora riposa in un’anonima tomba nella città pricinipale, Atuona. Jacques Brel invece era solito muoversi tra le isole pilotando il suo Beech Twin Bonanza ed è grazie ai suoi finanziamenti e passione per il volo che oggi l’isola è dotata di aeroporto.

Durante i 5 giorni che trascorro nelle Marchesi ho l’opportunità di scattare alcune foto agli ATR72 Air Thaiti che fanno la spola tra i piccolissimi aeroporti dell’ arcipelago. Il traffico è monotono e scarsissimo (1 volo al giorno, solo ATR taitiani e un paio di Eurocopter per trasporti medico/vip) ma quello che mi colpisce sono gli sfondi tropicali, i colori innaturali e gli spotting point totalmente improvvisati.

Creatività e Google maps mi fanno scovare location assurde: a Nuku Hiva mi sono arrampicato su un’altura per fare foto sopraelevate e a Hiva Oa ho trovato un punto dove vallate verdissime facevano da sfondo.

La prossima meta è l’isola di Moorea (la più completa a mio avviso, unisce il lato selvaggio delle Marchesi alla civiltà di Tahiti), mi imbarco a Hiva Oa e dopo 4 ore atterriamo a Pape’ete per uno scalo tecnico di 1 ora. Ripartiamo su quello che sarà il volo più breve che abbia mai fatto, ben 7 minuti netti. Decisamente curioso l’avvicinamento, sorvoliamo baie tropicali e un campo da golf super lussuoso.

Trascorsi 3 giorni sull’isola tra trekking e avvistamenti di cetacei, partiamo alla volta della perla della Polinesia, Bora Bora

All’aeroporto di Moorea mi invento lo spotting point valicando l’altezza della rete grazie a dei mattoni. Peccato per la luce, non proprio giusta da dove scattavo, ma per fortuna lo sfondo e una nuvoletta sul sole hanno compensato il lieve controluce.

Tre quarti d’ora di volo mi portano a Bora Bora. Che dire, è quella che mi è piaciuta meno per via del troppo lusso e del turismo elitario che ne caratterizza ogni aspetto. Nonostante ciò, la natura è meravigliosa, la fauna marina è straripante e il colore dell’acqua è un qualcosa di unico, mai visto prima.

A Bora Bora non riesco a fare nessuna foto decente per via del poco tempo e della posizione alquanto scomoda dell’aeroporto, cioè su lembo piuttosto stretto e remoto di un’atollo. L’aeroporto (BOB) fu costruito dagli americani negli anni ‘40 come base logistica militare dopo l’attacco a Pearl Harbour. La base militare non ha mai avuto un ruolo attivo durante la Seconda Guerra Mondiale, ma ha assunto un ruolo chiave per lo sviluppo dell’isola. Infatti gli americani costruirono strade, case, una scuola, un piccolo ospedale, e via via dal quel momento Bora Bora diventò un icona mondiale del lusso.

L’atollo di Tikehau è l’ultima tappa del mio viaggio, e per raggiungerlo devo prendere 2 barche, 3 voli e fare due scali (Raiatea e Pape’ete). Tra tutto di impiego quasi 12 ore!

Direi che ne è valsa la pena, l’atollo è uno dei più grandi di Polinesia ed è caratterizzato da sabbie rosa e acque turchesi. L’aeroporto (TIH) sorge sulla parte più larga dell’atollo vicino alla zona abitata.

La natura incontaminata regna sovrana.

Qui ci passo 3 giorni, che passano velocissimi. Purtroppo è arrivato il momento di iniziare il mio viaggio di ritorno verso Milano.

Lasciamo Tikehau verso le 16, giusto il tempo di fare gli ultimi scatti tropicali al mio fidato ATR 72 Air Tahiti, e siamo di nuovo a Pape’ete. 

Il volo Air Thaiti Nui per Parigi parte con qualche ora di ritardo, e verso mezzanotte riusciamo ad imbarcarci. Solito scalo a LAX (durante il quale riesco a portare a casa un raro A332 Air Fiji), e atterraggio col “brivido” del go-around a CDG.

Non mi resta che prendere il triste A320 Air France per Linate. Ormai i colori tropicali sono già un lontano ricordo.

Il mio viaggio in questa terra è stato un’esperienza unica e indimenticabile. Ho avuto l’opportunità di scoprire una cultura affascinante e di esplorare alcune delle isole più remote del mondo. Se cercate un’avventura esotica, la Polinesia Francese è sicuramente un posto da visitare almeno una volta nella vita!

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